Joker & La salute mentale

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LA STORIA

La Gotham City prima di Batman immaginata da Todd Phillips è una squallida metropoli invasa dalla spazzatura e sfiancata dalla crisi economica. Arthur vive con la madre in un palazzone di periferia e prova a sopravvivere tirando su qualche soldo come clown da feste, quando non finisce pestato da qualche baby gang nei vicoli. Le uniche persone con cui scambia due parole sono i colleghi che cercano di fregarlo e l’assistente sociale distratta che gli prescrive i farmaci. Sogna di fare il comico: sua madre lo chiama Happy perché ride sempre. Ma la sua è una risata patologica, figlia di qualche lesione neurologica non diagnosticata: la sua risata è una malattia che lo piega e lo spezza, non ha nemmeno l’eco della gioia. Arthur – un Joaquin Phoenix scavato e sofferente, di mostruosa bravura – soffre di quale disturbo psichiatrico, ma soprattutto, soffre di solitudine, abbandonato prima dai servizi sociali, poi dai colleghi, poi dalle illusioni d’infanzia e dagli idoli dalla tv. La società intera lo abbandona: lo ignora, lo calpesta, ride di lui. E così crea il mostro, trasformando il solitario Arthur in Joker, il clown sadico.

TUTTE LE ALTRE STORIE

Il 10 ottobre, mentre Joker è ancora nei cinema, cade la Giornata Internazionale per la salute mentale, istituita nel 1992 dalla Federazione mondiale per la salute mentale e dall’Organizzazione mondiale della sanità. Un report della Lancet Commission definisce “drammatico” l’aumento di disordini mentali a livello globale: un’emergenza. In Italia secondo l’OMS ne soffrono 17 milioni di persone. Quasi tre milioni di persone solo nel nostro Paese soffrono di depressione. Due su tre sono donne. Uno su tre ha una forma grave. La metà di loro non riceve le cure adeguate. Con la Legge Basaglia, che chiuse i manicomi aprendo la strada a nuove forme di riabilitazione, l’Italia tracciò una strada, che poi non seguì: oggi è ventesima in Europa come spesa dedicata alla salute mentale.

COME CAMBIARE IL FINALE DELLA STORIA

La rottura del fragile equilibrio psichico di Arthur avviene in un momento preciso: quando insieme alla perdita del lavoro perde anche il supporto psicologico e i farmaci, lasciando che la malattia psichiatrica, i traumi infantili e la solitudine abbiano la meglio su di lui. “Che cosa ottieni se unisci uno psicopatico solitario e una società che lo tratta come immondizia?” chiede il Joker prima di uccidere in diretta nazionale. Il film può anche essere letto come una denuncia dell’indifferenza in cui sono abbandonate le persone emarginate, soprattutto quelle malate o con difficoltà. In Italia, e non solo, intorno alla salute psichiatrica c’è troppo silenzio, troppa disinformazione, troppo stigma sociale. No, non basta tirarsi su da soli: bisogna trattare la malattia psichiatrica per quello che è: una malattia.

 

 

 

 

 

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